Università e laurea abilitante

L’Associazione Liberi Specializzandi, a seguito dell’emanazione del decreto del 9 maggio 2018 n. 58 in cui si è deciso di riformare la modalità per il conseguimento dell’Abilitazione all’esercizio della professione medica, si è impegnata al fine di condurre il dialogo tra le istituzioni verso la scrittura di una riforma per una vera laurea abilitante. Il nuovo decreto in vigore prevede la frequentazione di tirocini medico-chirurgici prima di conseguire il Diploma di laurea ed il sostenimento di una prova basata sulla soluzione di 200 quesiti a risposta multipla. La prova dell’esame di Stato può essere sostenuta solo successivamente alla laurea e s’intende superata se il candidato consegue un punteggio di almeno 130 punti. Per la predisposizione dei quesiti il MIUR si avvale di apposita Commissione nazionale di esperti e non contempla la costituzione di un database di domande da cui estrapolare la prova, come, invece, era precedentemente previsto.


Crediamo fermamente che il laureato in Medicina e Chirurgia, reduce da un percorso altamente professionalizzante, debba poter ottenere l’abilitazione all’esercizio professionale contestualmente al conseguimento della laurea.


L’ultimo decreto va a configurarsi come un ulteriore imbuto formativo, impedendo de facto l’impiego dei nuovi laureati in un settore altamente in crisi per quanto riguarda la necessità di medici.


Riteniamo inoltre che sia necessaria un’adeguata programmazione degli accessi all’interno delle Scuole di Medicina e Chirurgia sulla base dei fabbisogni reali che vengono annualmente pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Il cosiddetto “Numero Chiuso” – più correttamente “Numero Programmato” – ha la funzione di garantire sostenibilità ed un adeguato ricambio generazionale nel settore sanità, se correttamente applicato. Abolirlo implicherebbe gravi ripercussioni sul sistema. Attualmente non vi è bisogno di nuovi medici quanto invece di nuovi specialisti.

 

Alleghiamo una lettera aperta pubblicata dal Quotidiano Sanità del Presidente, Massimo Minerva:

25 settembre 2018

Numero chiuso? Sono altre le urgenze da affrontare

Gentile direttore,
a proposito della carenza di medici ferve il dibattito sul numero chiuso alla facoltà di Medicina e notiamo qualche sfasatura. Intanto faccio una precisazione. La dizione corretta è numero programmato. Ciò richiede quindi capacità di programmazione. Visti i risultati, è proprio ciò che è mancato. 70.000 sono i candidati ad entrare a Medicina. 10.000 sono i posti a disposizione. 7.000 sono i posti dei corsi di specializzazione, di cui una parte significativa si perde per incapacità di programmazione del sistema. 2.000, solo da quest’anno, sono i posti per i corsi di medicina generale. Ogni anno aumentano i candidati ai corsi di specializzazione. Nel 2017 14.435 e nel 2018 16.046. La carenza di medici è di oggi e se dall’anno prossimo verrà abolito il numero programmato, tra 12 anni, nella migliore delle ipotesi, avremo dei medici formati in più. Capisco che si debba guardare lontano, ma la carenza è di adesso ed a proposito di questo ci sono dei fatti che incombono a breve e di cui pochi parlano. In assenza di provvedimenti mirati, da luglio prossimo sarà in vigore la nuova abilitazione, che sugli organi di stampa era stata presentata come “laurea abilitante”, poi declassata con ottimismo a “il primo passo verso la laurea abilitante”. Il decreto si può trovare qui a pagina 5. Le conseguenze di questo decreto peseranno ulteriormente sulla già grave carenza di medici, a causa della maggiore difficoltà a superare l’esame di abilitazione. Questa difficoltà non è ipotizzata da noi ma dal Consiglio di stato, il cui parere è citato dal decreto stesso. “E’ dunque intendimento dell’amministrazione migliorare l’“efficacia selettiva” dell’esame di Stato rispetto a quello attuale”. Il parere del Consiglio di Stato si può trovare qui. Da sempre l’abilitazione alla professione di medico è obiettivamente facile. D’altra parte, attualmente, per diventare medico formato ci sono già due imbuti, l’ingresso in Università e l’ingresso nelle scuole di specializzazione oppure al corso di Medicina Generale. Questo nuovo esame per essere abilitati quindi determinerà un’ulteriore carenza di medici. Gli studenti che dovranno affrontare il nuovo esame sono ovviamente preoccupati al punto che in breve tempo abbiamo raccolto più di 8000 firme. Ma la preoccupazione è anche dei cittadini che soffriranno per un’ulteriore carenza. Nonostante il fatto che questo sia un problema che si verificherà tra un breve tempo, si discute invece dell’accesso alla facoltà di Medicina. Noi di ALS, che rappresentiamo più di 2350 giovani medici e studenti di medicina, abbiamo avuto risonanza per il nostro lavoro sulle borse perse, ma non troviamo, su questo problema, adeguato ascolto. Sulla stampa, con le Università, con il governo. Le Università non mi stupiscono. È più facile per loro vedere aggiunti altri esami che migliorare la qualità della preparazione attraverso una pratica clinica. Ma per quanto riguarda governo e stampa, non riesco a capire. I medici non mancano. Mancano specialisti, mancano medici di famiglia. Quest’anno si sono presentati più di 16.000 candidati ai corsi di specializzazione, per meno di 7.000 posti. E vogliamo fare altri laureati? E a che scopo se gli rendiamo difficile l’accesso all’abilitazione ed ai corsi di specializzazione ed ai corsi di medicina generale? Noi di ALS – Fattore 2a siamo fortemente contrari all’abolizione del numero programmato a medicina. Altre sono le cose da fare:
1) Modificare il decreto della nuova abilitazione. Per questo serve solo la volontà politica essendo un’operazione a costo zero.
2) Aumentare i posti del sistema formativo: medicina generale e specializzazione.

Massimo Minerva

Presidente dell’Associazione ALS – Associazione Liberi Specializzandi – Fattore 2a